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La domanda a questo punto è: quanto dobbiamo essere bravi nel prevedere l’esito della nostra scommessa per ribaltare la situazione? Bhe… se azzecchiamo il pronostico 60 volte su 100 (o più) siamo in vincita sul lungo periodo.

In realtà è sufficiente avere il 56% di vincita media per essere in vantaggio matematico sul broker.

Abbiamo fatto una simulazione con 10 ipotetici giocatori che fanno 250 puntate unitarie con un ritorno dell’80%.

Sull'asse verticale abbiamo la vincita in euro, sull'asse orizzontale abbiamo il numero delle puntate. La retta obliqua che va dall’alto verso il basso rappresenta la performance de giocatore medio ossia quello che perde mediamente il 10% dell'importo puntato.

Dal grafico notiamo che ci sono giocatori che si avvicinano al giocatore medio, altri sfortunati stanno molto al di sotto e infine giocatori che sono sopra e che addirittura alcuni - essendo stati particolarmente fortunati - sono sopra lo zero. Questo succede soprattutto nel breve periodo per cui questo fenomeno potrebbe alimentare l’illusione del guadagno facile.

Ma – come si vede benissimo – con l’aumentare del numero di puntate tutti - nel bene o nel male - seguono la strada del giocatore medio cioè quella di essere perdenti nel lungo periodo.

I brokers, attraverso una meticolosa diseducazione con messaggi pubblicitari il più delle volte ingannevoli, fanno leva proprio su questa umana debolezza di onnipotenza nel fare previsioni su sistemi complessi come i mercati finanziari. Ciascuno si crede più bravo dell’altro a fare pronostici… una pura illusione alimentata in parte anche dall’analisi tecnica. Beninteso: ognuno è libero di rovinarsi come meglio crede, ma è sempre preferibile in ogni caso esserne consapevoli.

Bellissimo intervento